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Lunedì 22 luglio 2013, una giornata come le altre, apparentemente normale. Ma in realtà non è così.

Mi sveglio relativamente presto quella mattina, quando apro gli occhi sono le 09.00, e dopo una doccia chiamo un mio amico che chiamerò Mirko. Il nome di fantasia è soltanto per chi lo conosce ovviamente, ed il motivo lo si capirà più avanti.

Fatto sta che lo chiamo e ci diamo appuntamento a casa sua per le 10.30/11.00, e così verso quell’ora sto da lui.

 Quando arrivo ci facciamo una chiacchierata parlando del più e del meno, poi, non sapendo che fare, decidiamo di guardarci un film. Tiriamo avanti con la televisione fino alle 15.30, quando decidiamo di uscire per dirigerci verso i Colli Portuensi – una zona di Roma vicino alla Magliana, dove sono nato -, perché lui, Mirko, vuole andare a vedere un negozio specializzato in Whisky, un negozio con il quale si è fissato.

 Così, una volta raggiunti i Colli Portuensi, troviamo i parcheggi praticamente tutti pieni, e siamo costretti a parcheggiare la macchina abbastanza lontana dal negozio in questione.

Ma che ci frega, mica ci corre appresso nessuno!

Perciò ci incamminiamo e, verso le 15.40/45, arriviamo davanti al negozio di Whisky. Ovviamente siamo due cretini perché non sono ancora nemmeno le quattro del pomeriggio, e il negozio è chiuso. A quel punto decidiamo di aspettare lì per vedere se la fortuna vuole che apra alle quattro, e nel frattempo ci gustiamo la vetrina.

Proprio mentre stiamo parlando lì davanti, mentre aspettiamo questa benedetta apertura, il mio telefono squilla… è un messaggio:

 Mamma – Ricordati che alle 17.30 mi serve la macchina. Non tardare.

 Ha!! Che palle, ogni volta ce n’è una!

 Non che avessimo chissà quali progetti, ma comunque ormai il pomeriggio era andato a farsi fottere. Le 17.30 è un orario di merda per interrompere una passeggiata, e preso atto della cosa, quindi, dopo poco decidiamo di riavviarci verso la macchina senza peraltro essere riusciti a vedere l’apertura di quel maledetto negozio.

 Mentre camminavamo verso l’auto, sulla strada eccoti un mio vecchio amico di Tor Bella Monaca – altra zona di Roma -, Fabio, con il quale mi fermo a parlare delle più svariate cazzate, dato che era una vita che non vedevamo.

Dopo circa un quarto d’ora di chiacchiere più sterili di un impotente, Mirko si rompe le palle e mi dice: “Giacomo, ho lasciato le sigarette in macchina, io mi incammino così me ne fumo una e ti aspetto lì”.

Preso l’accordo si avvia e io rimango a parlare con Fabio, ma dopo un altro quarto d’ora buono di chiacchiere, mi rendo conto che era soltanto il 22 Luglio, che faceva 40 gradi all’ombra e che avevo un amico che mi aspettava in macchina sotto al Sole. Per non parlare del fatto che serviva la macchina a mia madre.

Così, dopo l’illuminazione, all’improvviso saluto Fabio in fretta e furia e mi avvio corricchiando verso la macchina… e Mirko!!

 Attraverso la strada, corro sul lato dove avevo parcheggiato, raggiungo la macchina, salgo e parto un po’ di corsa.

 Ed è proprio a questo punto, che una “normalissima” giornata, cambia drasticamente il suo corso e diventa un incubo!

 Arrivo a casa che sono circa le 16.45, entro nel giardino al piano terra e raggiungo l’inferriata della portafinestra, e da lì grido a mia madre che le ho riportato la macchina e che sto andando via a piedi.

Mia madre è in bagno a prepararsi, non ci vediamo, ma ci salutiamo dicendoci che ci saremmo visti la sera.

Così mi avvio insieme a Mirko alla vicina Stazione del treno per tornare alla Magliana e, quando arriviamo, ci rificchiamo in casa di Mirko a goderci un po’ di aria condizionata.

 Ero la persona più tranquilla del Mondo fino a quel momento, fino a quando, alle 17.30, mi arriva una telefonata da mia madre:

 Mamma – Giacomo, per Dio, che cosa hai combinato?!! – Mi dice con la voce rotta.

 Io – Cosa ho combinato? Ma che cavolo dici, perché? Io non ti capisco mica?!

 Mamma – Ah!! Non sai niente, è? Qui è pieno di poliziotti che ti cercano, stanno smontando tutta casa, il garage… tutto!! Mi hanno svaligiato anche tutta la macchina! Vogliono sapere dove sei, con chi sei, quando sei arrivato e quando sei uscito. Vogliono sapere come sei fatto, se sei riccio, se hai un  motorino…
Che cazzo hai combinato??

 Io – La polizia??? Ma che cazzo vogliono, io non ho fatto proprio niente. Fatti dire che vogliono! Subito!!

 Mamma – Forse non hai capito, a me non dicono niente, mi hanno risposto che correvi troppo con la macchina. Ma ti pare che vengono in assetto da guerra per uno che corre con la macchina? Dimmi che cazzo hai combinato per la miseria!!

 Io – Senti mamma, te lo ridico, io non ho fatto niente, e digli che se non ti dicono perché mi cercano, io mi presento col cazzo finché non ho un avvocato vicino! Hai capito? Diglielo! Ci risentiamo più tardi, ciao!!

 Questa è la prima doccia gelata della giornata. Il cervello comincia a farmi male, sembra quasi che dilati la sua dimensione per cercare di contenere tutti i pensieri che gli sfrecciano dentro a velocità incontrollabile, in un cranio troppo piccolo per la grandezza che deve raggiungere.

Porca troia… che cazzo ho fatto??

Sarà forse la mia vita passata, sarà forse l’abitudine di avere sempre la coscienza sporca, o forse sarà la paura che tra tutte le puttanate della mia vita magari c’è qualcosa che non io non ricordo, ma che la macchina della Giustizia invece si. Perché Lei ha tutto scritto, tutto segnato, tutto memorizzato nei suoi cervelloni elettronici.

Però no, cazzo, vuoi che non mi ricorderei se dovessi scontare ancora qualcosa?! No, impossibile! Ma allora che vogliono questi??

 Sto lì che racconto quest’assurdità a Mirko, con la testa che mi scoppia e il cuore che mi batte dentro il petto con la forza di un tamburo tribale.

Anche se so di non aver fatto niente mi rivengono subito in mente i corridoi delle sezioni, le celle, il caldo infernale sulle brande di ferro e tutto il resto. Mi viene in mente che sto fuori da neanche due anni, e che l’ultima tirata è stata di quattro, e che non passavano più. E cazzo, non ci voglio tornare in carcere,  soprattutto d’Estate, e soprattutto da innocente!! Mi viene da vomitare, quasi da piangere per i nervi.

Ma mentre sto lì a pensare a tutto questo mi squilla di nuovo il telefono:

 Mamma – Giacomo, dove sei?

 Io – Non te lo dico per telefono, dimmi che c’è?!

 Mamma – Sono andati a casa da tua sorella, stanno facendo un casino, si sono arrampicati sul terrazzino per vedere se eri nascosto in quello del vicino, si sono messi a correre per tutte le scale del palazzo fino su, alle terrazze. E tutto questo con una cliente dentro casa!! Che figura, Cristo!!
Dimmi che hai combinato Giacomo, dimmelo per la miseria!!!

 Se prima la testa mi scoppiava, oramai è esplosa, non riesco neanche più a pensare…

 Io – Mamma non farmi incazzare anche tu, ti dico che non lo so che vogliono, possibile che fanno due perquisizioni in due case diverse, ti svuotano la macchina e non ti dicono che cazzo vogliono??

 Mamma – A me, prima di andare via – dopo due ore, visto che sono stati a fare la spola tra dentro e fuori dalle 17.00 alle 19.00 -, quando gli ho richiesto che cosa avevi fatto, mi hanno risposto: “quello che fa sempre, signora”!
Non una parola di più.
Adesso a tua sorella, invece, gli hanno detto un presunto scippo!

 Io – Un presunto scippo??? Ha ha… ma che stronzata! Adesso vado a scippare le vecchiette?? Sono tutte puttanate che si stanno inventando.

 Mamma – Dicono che ti è stata presa la targa, ma che non hanno potuto fermarti perché correvi come un pazzo! Questa volta me la paghi… con la mia macchina, poi!

 Io – Mamma non farmi incazzare di più di quanto già non lo sono, ti ho detto che sono tutte stronzate.
Ascolta, io non so se quello che dicono è vero, ma se qualcuno dovesse aver preso la mia targa sul luogo di uno scippo, loro sono convinti che sia io per i precedenti che ho, lo capisci?! Non posso tornare a casa, devo far passare almeno quarantotto ore, perché se torno ora e vengono, loro intanto mi arrestano in flagranza di reato, poi si vedrà tutto al processo. Non gliene frega un cazzo di stare a sentire le mie ragioni, quelli intanto mi arrestano, e prima che dimostro di non aver fatto niente e esco passeranno mesi e mesi. Sempre se non chiuderanno tutto così e mi useranno come capro espiatorio. Sai che gliene frega?!
No, no, io non ci torno a casa. Mi facci vivo io. Ciao Ma’.

 Mamma – Ciao.

 A questo punto siamo all’inverosimile, io non posso tornare a casa da innocente, senza aver fatto niente che non sia una passeggiata per andare a vedere uno schifosissimo negozio di Whisky.

Non sto a dirvi ciò che la polizia ha fatto nei giorni successivi, ripresentandosi a casa la mattina presto, telefonando a mia madre e minacciandola di sequestrarle la macchina se non gli avesse detto dov’ero (cosa che tra l’altro non sapeva) etc. Così come non sto a dirvi tutto quello che ho passato e che sto passando.

Sono 23 gg. che non posso rientrare, che sto fuori casa. Una volta appoggiato da un amico, una volta da un altro. Una sera in albergo, e un’altra sera schiaffato in una macchina.

Molti di voi si chiederanno come mai se sono innocente non mi presento in questura; altri si convinceranno della mia colpevolezza proprio per questo comportamento; altri ancora crederanno che ciò che ho detto a mia madre, rispetto al fatto che se mi fossi presentato mi avrebbero arrestato senza farsi alcun problema, anche in mancanza di prove certe, sono tutte stronzate e che anzi, sono io lo stronzo perché non dovrei parlare in questo modo delle forze dell’ordine.

 Io vi dico che a pensare a quest’ultima cosa che ho scritto, pensiero più che probabile per molte persone, mi viene da ridere! Mi viene da ridere perché penso all’ingenuità della gente, a quante persone esistono che  – per loro fortuna o merito non hanno mai avuto a che fare con polizia o carabinieri -, e credono che ciò che ho scritto sia fuori da ogni logica. Ma io so quel che dico perché l’ho vissuto sulla mia pellaccia, e anche se ho pagato quel che ho fatto, ho sempre pagato più del dovuto. Ma questo non conta quando poi ti trovi davanti chi ha pagato per NIENTE, o ha pagato DOPPIO, o, ancora, ha pagato per il suo passato. Per ciò che è stato, e non per ciò che è.

 Infatti ho scritto tutto questo non per me, ma per tutte quelle persone che come me hanno pagato o stanno ancora pagando lo scotto degli errori commessi in passato. E questo, anche se per molti è comprensibile, non è affatto giusto!

 Io sto cercando di riprendermi la mia vita, sto tentando di non perdere definitivamente una donna che amo e che ho quasi completamente perduto. Colpa mia, non c’è alcun dubbio, ma se devo perderla definitivamente, questo deve accadere per ciò che ero e ho deciso di continuare ad essere, non certo perché voglio cambiare ed essere una persona migliore di quella del passato.
Il 23 Luglio, alle 11.30 avevo un colloquio di lavoro, è saltato per questa storia e ho perso un treno che cercavo di prendere da più di un anno.
Come si può cambiare vita se si è perseguitati dal passato?

 Quello che mi è successo, ciò che sto vivendo dal 22 Luglio scorso, è imperniato sul pregiudizio, sul fatto che un qualsiasi cretino che si è trovato nei pressi di non so quale reato, si è annotato la mia targa con la leggerezza e la superficialità di un  idiota, senza fare attenzione, senza pensare che avrebbe – ed ha – potuto rovinare la vita a qualcuno. E il caso ha voluto che prendesse la targa della madre di un ragazzo pregiudicato, e questo ha fatto si che la polizia pensasse di aver beccato il responsabile senza ombra di dubbio.

Ciò che ha subito mia madre a 63 anni, un abuso di potere schifoso, dove 6 poliziotti sono arrivati senza alcun mandato e hanno svuotato un’automobile e due case senza riguardo, senza dire nulla, approfittando dell’ingenuità e dell’ignoranza legale di una signora, non deve succedere a nessuno. O meglio, non dovrebbe succedere a nessuno, ma succede di continuo.

 Io nella mia agitazione sono riuscito a mantenere quel minimo di sangue freddo che mi ha permesso di ragionare, di prendere delle decisioni, ed oggi sono ancora libero. Anche se non so come andrà a finire.

Se fosse capitato un altro al posto mio, che magari avrebbe ritenuto opportuno presentarsi, oggi ci sarebbe un innocente in galera. E un innocente, anche se pregiudicato, rimane sempre innocente!!

 E’ giusto che si parli delle forze dell’ordine quando compiono azioni eroiche e portano a compimento la giustizia, ma è giusto anche parlare degli abusi che fanno, quando li fanno. Perché li fanno!! Sia chiaro!

 

Per tutti quelli che stanno pagando ma non dovrebbero!